Questa imponente e bellissima gravina, tra le più spettacolari dell’intero arco jonico, è sicuramente in grado di competere per grandiosità e fascino con i più celebrati canyon del mondo. La gola, antropizzata sin dall’epoca preistorica, ha offerto un sicuro riparo dagli invasori, ed ha consentito all’uomo di abitarla in maniera stabile dall’Alto Medioevo fino probabilmente all’XI-XII secolo, esercitando tra queste scoscese pareti i culti, le arti, le professioni ed i mestieri necessari alle comunità di uomini civili. La gravina di Petruscio offre uno spettacolo unico: sembra essere costituita da una serie di “grattacieli” di grotte a piani comunicanti fra loro. Oltre un centinaio sono le grotte-case che costituiscono il villaggio, tutte scavate nella roccia friabile dei due spalti della gravina per una lunghezza di circa seicento metri. In questi “alveari di operosità” la vita sociale della comunità era ben organizzata, erano presenti nuclei agricoli, centri di culto religioso, insediamenti abitativi, magazzini, cimiteri, ecc. Il canyon ospita inoltre tre chiese rupestri, prive di affreschi ma ricche di graffiti devozionali, di cui la più imponente resta la cosiddetta “Cattedrale”.
Sul pianoro degli spalti ai margini della gravina, in particolare ad ovest presso il vecchio tracciato della ex Statale 100, si ritrovano numerosissime tracce degli insediamenti medievali che facevano capo al grosso villaggio ipogeo. Il monumento più importante è senza dubbio rappresentato dai resti della Torre di Petruscio, costruzione quasi certamente pre-normanna a pianta rotonda. Nei dintorni della Torre sono ancora leggibili i resti di mangiatoie, carraie, abbeveratoi, officine artigiane e cave.