La CHIESA RUPESTRE DI SAN NICOLA, definita la “cappella Sistina della civiltà rupestre”, registra la “stratificazione” dei principali temi espressivi della produzione pittorica dell’Italia Meridionale, coprendo circa cinque secoli di vita ed arte medievale, dall’XI al XIV secolo, e rappresentando quindi per questo periodo una piccola, ma completa ed attendibile “pinacoteca” dell’arte sacra popolare medioevale della Puglia.
I critici e gli storici dell’arte hanno fatto rilevare come dal punto di vista stilistico, in questi dipinti che sono generalmente di matrice popolare – raramente infatti si registra una cifra stilistica colta e raffinata, come nella Deesis o nella Santa Parasceve – confluiscono i canoni espressivi della spiritualità bizantina provenienti dai Balcani, dall’area cipriota-palestinese ed in generale del Mediterraneo orientale, nonché gli influssi culturali dell’area longobardo-beneventana, della Sicilia arabo-normanna e dell’arte benedettina.
In particolare, per quanto riguarda la chiesa di San Nicola, sono evidenti nel corredo pittorico almeno tre ascendenze culturali: l’una legata all’ecumene bizantina (Deesis nel suo schema originale, ovvero Cristo benedicente al centro con alla destra la Vergine e alla sinistra San Giovanni Battista; Santa Parasceve; Santa Pelagia; il Santo anonimo con libro; le due Vergini con Bambino); l’altra alla tradizione crociata che vede il diffondersi del culto dei Santi cari ai guerrieri ed ai pellegrini (San Michele Arcangelo; San Giorgio; San Giuliano; San Leonardo di Limoges; il probabile San Teodoro); la terza all’ambito devozionale più prettamente locale (San Nicola, Santa Lucia, la Parabola delle Vergini).